COSA SCRIVEVA LA STAMPA DI ALLORA
la copertina de “La difesa della razza” del 20 dicembre 1940

Estratti da “La Stampa”, settembre-dicembre 1938.
Emanazione del Decreto Legge per l’epurazione nella scuola
La profonda differenza di razza che ci divide è il motivo legittimo e indiscutibile
del fondamento e della bontà dei provvedimenti decretati dal Consiglio dei Ministri. Chiarita la posizione degli ebrei stranieri ecco che il governo fascista emana
un decreto legge col quale vengono eliminati dalle scuole gli insegnanti, i docenti
e tutti gli studenti di razza giudaica. Tale decreto libera la nostra scuola,
le nostre accademie da quell’influenza giudaica che in alcuni settori, poteva presentare un aspetto preoccupante. Dal 16 ottobre prossimo la scuola italiana sarà interamente affidata alle cure di insegnanti e docenti italiani e liberata così
da ogni influenza giudaica.
da “La Stampa” del 2 settembre 1938
Il testo del decreto
Art. I: All’ufficio di insegnanti nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine o grado e nelle scuole governative ai cui studi sia riconosciuto effetto legale non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto, né potranno essere ammessi all’assistentato universitario, né al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza. Art. II: Alle scuole di qualsiasi ordine e grado ai cui studi sia riconosciuto effetto legale non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.
da “La Stampa” del 3 settembre 1938
La difesa della razza nella scuola
Il rettore dell’Università milanese ha ricevuto l’incarico di portare a termine una precisa indagine statistica sulle origini razziali di tutti i docenti dell’Università stessa. Nella nostra città l’indagine è tuttora in corso. Un afflusso notevole di studenti stranieri israeliti si è avuto lo scorso anno, determinato dai provvedimenti adottati nei rispettivi Paesi di origine.
da “La Stampa” del 3 settembre 1938
Continua l’epurazione scolastica
L’epurazione ebraica nelle scuole che assicurerà finalmente una cultura e una preparazione spirituale del tutto fasciste, cioè italiane, è oggetto di immediati e scrupolosi studi da parte di vari enti direttivi, affinché essa sia applicata con giustizia e rigorosa disciplina.
da “La Stampa” del 3 settembre 1938
L’azione razzista
Gli ebrei di cittadinanza italiana, i quali abbiano indiscutibili meriti militari o civili nei confronti dell’Italia e del regime troveranno comprensione e giustizia, quanto agli altri si seguirà nei loro confronti una politica di separazione.
da “La Stampa” del 7 settembre 1938
Pietismo fuori posto
Ci giunge l’eco di intenerimenti compassionevoli sulla sorte dei “poveri ebrei”. Non fra il popolo che lavora e che sa ben distinguere fra sofferenze vere e sofferenze nostalgiche; il sintomo si nota soprattutto in certa borghesia intellettualoide che ha succhiato le superficialità corruttrici della cultura cosmopolita giudaica. Però, bisognerà intenderci sul valore del cosiddetto caso pietoso. E caso pietoso dovrebbe essere quello di un giudeo straniero che, giunto fra noi senza un soldo non potrà ripartire coi milioni guadagnati alle spalle del nostro popolo! No! La pietà non è dabbenaggine.
da “La Stampa” del 9 settembre 1938
Come i fascisti raccontano l’America
Gli ebrei in America si dedicarono a preferenza al commercio e alla speculazione. Non si può resistere alla concorrenza ebraica. La vita secolare del ghetto li ha allenati ad ogni astinenza e resi atti a vivere in ambienti talmente corrotti ed infetti che ucciderebbero in breve tempo anche i più bassi elementi di altre razze. In questo caso si tratta proprio della sopravvivenza darwiniana del più adatto e il più adatto non significa che sia sempre il migliore. Gli ebrei dopo aver invaso l’industria e il commercio monopolizzandone alcuni rami, hanno preso d’assalto le professioni. La mancanza di etica nell’esercizio professionale è l’accusa più comune, quasi unanime lanciata contro il professionista ebreo.
Amerigo Ruggiero
da “La Stampa” del 1 ottobre 1938
La difesa della razza
Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell’Impero, dichiara l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale e ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni, e svolge, un’attività positiva diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso con conseguenze politiche incalcolabili da incroci e imbastardimenti. I provvedimenti prevedono: -divieti di matrimonio con ariani -le nozze con stranieri anche se ariani devono essere autorizzate dal Ministero degli Interni e sono assolutamente vietate per i dipendenti statali -cattedre di razzismo saranno istituite nelle Università.
da “La Stampa” del 7 ottobre 1938
Epurazione negli enti culturali
I circoli e gli enti e i sodalizi hanno eliminato gli ebrei dai consigli direttivi e in genere dai posti di responsabilità. C’è qualche circolo che non l’ha fatto? Può darsi ed è per lo meno strano che sia così. I ritardatari è ora che si mettano al passo. Ecco il problema nei suoi termini più chiari: «Noi neghiamo che i non italiani (stranieri o ebrei) possano vivere la nostra vita, come non vogliamo vivere la loro».
da “La Stampa” del 15 ottobre 1938
Come la Polonia affronta il problema
Il governo polacco intende trovare una soluzione al problema ebraico: si tratta di impedire che gli ebrei stranieri, costretti a lasciare quei paesi che opportunamente si difendono contro la loro subdola invadenza, vengano ad aumentare il numero degli ebrei residenti in Polonia, i quali vorrebbero appunto attrarli nei loro ghetti.
da “La Stampa” del 18 novembre 1938
L’esclusione dei non ariani dagli enti culturali torinesi
«Si sa che di cultura noi italiani ne ammettiamo una sola: quella fascista. Anche nei regni dello spirito quindi è stata fatta piazza pulita e si potrà respirare liberamente!».
Pingonius
da “La Stampa” del 23 ottobre 1938
L’odio verso gli ebrei in Piemonte
Nella popolazione in genere l’ebreo era molto malvisto. E quest’odio contro i figli dei figli di Giacobbe da parte del popolo derivava soprattutto dall’evidente odio dei giudei contro gli italiani, contro i riti cristiani, contro Cristo stesso e tutto ciò che riguardava la nostra religione.
da “La Stampa” del 2 dicembre 1938