Jenny Eugenia Hammerschmidt, figlia di Leopold Hammerschmidt e Bertha Ascher è nata in Germania a Schloppe (Germania, poi Polonia) l’ 11 gennaio 1881. Coniugata con Giulio Lewin, madre di Alfred Lewin. Fu censita come ebrea straniera a Cremona, dove la famiglia gestiva un forno.
Vedova di Giulio Lewin, lascia la Germania con i famigliari: la madre Berta Ascher, i figli Alfred e Lissi, i fratelli Daniel e Willy, con moglie Frida, e due nipoti, Susanna, adottata da Daniel, perché orfana. Con loro un dipendente della ditta di Willy, Robert Jonas.
A Cremona aprono una panetteria propria e si occupano di piccola agricoltura.
Lissi emigra a Londra.
Alfred Lewin, figlio di Giulio Lewin e Jenny Eugenia Hammerschmidt è nato in Germania a Berlino l’ 11 settembre 1911. Fu militante del Bund deutsch-judischer Jugend, l’Associazione giovanile ebraica berlinese. Nel 1936 Alfred, la sorella Lissi e la madre Jenny fuggirono dalla Germania in preda al nazismo, e ripararono in Italia. Domiciliato in Italia dal 1936, prima a Verona, poi commerciante a Cremon nel novembre 1936 ove con i familiari acquistò una panetteria.
Alfred, appassionato e portato allo studio delle lingue, si preoccupò che la sorella Lissi ne imparasse. Al sopraggiungere delle leggi razziali si prodigò per convincere la sorella a riparare in Inghilterra. Lissi partì nel 1939 e raggiunse Manchester. Nel 1938 Lewin e sua madre Jenny Hammerschmidt furono censiti come ebrei stranieri a Cremona; arrestato il 17 giugno 1940 [lew7] per “morivi politici” [lew001] e internati dal 1940 nel campo di concentramento di Campagna (SA) dove arriva l’11 luglio.
Lì ci sono anche i cugini Willy e Daniele. Il 5 agosto Willy e Daniele ricevono una domanda di visita da parte di Frida Kurzhlolz e Susanna Hammerschmidt [lew43]. Il 16 agosto il Ministero autorizza la visita dei parenti di Willy e Daniele [lew42]. Il 14 giugno il medico provinciale dispone che sia sottoposto a visita otorinolaringoiatra [lew8].
Il 30 aprile 1941 la prefettura di Salerno scrive al Ministero per ottenere una visita oculistica a spese dello Stato [lew39]. Il 17 giugno chiede il permesso di fare una visita oculistica a Salerno. Il 18 giugno la madre fa una prima domanda di permesso per il figlio per tornare a cremona in licenza. Il 2 luglio la madre chiede un permesso per una licenza per ritornare a Cremona [lew34] In luglio ottiene il permesso di fare una visita otorinolaringoiatra [lew33].
Il 31 luglio 1941 si reca a Cremona per usufruire di un permesso [lew18] e visitare la madre [lew32]. Il 17 febbraio 1942 il medico di cremona certifica che la madre è affetta da ipertensione arteriosa grave [lew9].
Il 24 febbraio 1942 la madre fa richiesta che il figlio sia trasferito e lei internata insieme a lui; istanza reiterata Il 3 marzo 1942, e chiede anche una visita per il figlio per verificare se idoneo al regime di campo di concentramento [lew2-lew8]. Il 24 marzo il medico lo visita e lo trova affetto da vizio cardiaco; il medico sconsiglia il regime del campo di concentramento [lew3].
Nel ‘42 fece richiesta di essere avvicinato alla madre, rimasta al nord, ormai indigente e assai ammalata. Chiese cioè di andare nella direzione sbagliata (molti degli ebrei rinchiusi nei campi del sud si salveranno), e così dal 1942 fu internato a Fermignano (PU). L’11 aprile viene certificato il suo trasferimento [lew8]. IL 5 maggio 1942 viene inviato da Salerno a Fermignano [lew4-5]. Il 9 maggio c’è anche la madre, Il 24 maggio 1942 richiedono il sussidio anche per la madre [lew31-lew6].
Il 15 settembre 1942 scrive al Ministero degli Interni per chiedere una visita dentistica [lew9]. Il 18 settembre chiede al Ministero i mezzi finanziari per la cura dei denti [lew13]. Il 30 settembre 1942 il Ministero autorizza la visita dentistica (lew15). Il 26 ottobre il medico provinciale di Pesaro-Urbino afferma che Alfred è bisognoso di cure dentistiche specialistiche [lew16].
Il 27 ottobre 1942 trasmette al Ministero la lettera del medico provinciale che conferma la necessità di una visita dentistica. Arrestato il 03 dicembre 1943, nell’ambito di una serie di arresti volti a catturare gli ebrei presenti nella provincia di Pesaro, e incarcerato a Urbino. Il 19 aprile dal carcere scrive a “La voce del Pastore” giornaletto della parrocchia di Fermignano, per ringraziare i cittadini fermignanesi [lew10-002].

Nell’agosto 1944 viene prelevato dalla polizia tedesca e trasferito al carcere di Forlì. Secondo il Foreign Office l’arresto di Alfred e Jenny era stato effettuato da un luogotenente di Innsbruck di nome Schwiger [lew15]. Alcuni parenti chiedono informazioni sulla sorte di Jenny e Alfred, e in un primo momento Alfred viene confuso con un omonimo sopravvissuto a Belsen [lew16]. La madre, che a dicembre 1943 si trovava a Fermignano, fu arrestata con lui e poi portata al carcere di Forlì nell’agosto 1944. Morto nell’eccidio del campo d’aviazione di Forlì.
Le salme di quell’eccidio, gettate in un cratere di bomba, furono riesumate nel ‘46 e sistemate nel cimitero monumentale in loculi appartati e anonimi. Solo nel ‘94, grazie all’impegno di alcuni cittadini, trovarono degna sepoltura e la città di Forlì ricordò finalmente la strage. La sorella Lissi, che prima della fine della guerra aveva sposato a Manchester un antifascista tedesco e dato alla luce una figlia, malgrado tutte le ricerche, non riuscì a sapere nulla di preciso; tornata a vivere nella Germania, quella dell’Est, solo nel 2000 conoscerà il luogo e le modalità della scomparsa del fratello e della madre. Nel frattempo viaggiare per l’Europa era di nuovo possibile e dopo 56 anni dal giorno del distacco dalla madre e dal fratello Lissi potè visitare la loro tomba. Nel 2002 Lissi Lewin darà il suo consenso alla costituzione della fondazione Alfred Lewin.
Così la sorella Lissi:
“Sono
passati 56 anni e in tutti questi anni mi ha sempre tormentato l’idea
di non sapere come fossero finiti i miei. Pensavo che i loro corpi
fossero stati sotterrati chissà dove. Quando altri portavano fiori
sulle tombe dei loro cari, dicevo sempre: “Voi almeno potete
farlo, io non saprei dove portarli”.
Per cui il fatto di aver
finalmente trovato la tomba dei miei è come un sollievo. E’ una
storia che si chiude. Adesso posso pensare più serenamente alla loro
morte. Sono estremamente grata a chi l’ha reso possibile”.
Lissi Pressl Lewin
Lissi Pressl Lewin, dal 2003 Presidente onoraria è della Fondazione Lewin, è morta a Berlino il 25 settembre 2009.
Testo di alunni di una classe di terza media di un incontro con Lissi Lewin
UN INCONTRO INDIMENTICABILE
André, Dumitrel, Giulia, Henri, Olimpia classe 3^A
Che cosa si prova se da un giorno all’altro i nostri compagni di classe non ci rivolgono più la parola,ci evitano ed è come se neanche ci vedessero? Che cosa si prova a lasciare la propria famiglia a quindici anni per andare in un paese sconosciuto senza nessuna certezza per il futuro? Di questo e di tutta la sua vicenda personale durante il nazismo è venuta a parlarci nella nostra scuola Lissi Lewin,un’anziana tedesca di origini ebraiche,oggi ottantanovenne. La famiglia di Lissi era di origini ebraiche ma viveva in Germania da più di cento anni. Il padre,reduce di guerra(I Guerra Mondiale)era morto di cancro in seguito alle ferite procuratosi per difendere la propria patria. Dopo la sua morte la famiglia si ritrovò in estrema povertà. Alfred, fratello di Lissi, si ritirò da scuola per lavorare e mantenere la famiglia, ma continuò però a coltivare la passione per le lingue e si preoccupò di trasmetterla alla sorella. Nel 1933 Lissi frequentava il liceo quando Hitler prese il potere. Nella sua classe era l’unica ebrea ma aveva normali e ottimi rapporti con tutti i suoi compagni. Quando Hitler emanò le leggi razziali da un giorno all’altro si ritrovò sola, senza amici, nessuno le rivolgeva più la parola, la facevano sentire come aria: “Una cosa difficile da sopportare soprattutto per un’adolescente.” Così ci ha detto Lissi Lewin “All’inizio non capivo, credevo di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma poi mi accorsi di non avere nessuna colpa se non quella di avere origine ebraiche.” Per questo motivo lei, il fratello Alfred e la madre Jenny dovettero trasferirsi in Italia,a Cremona, dove ancora gli ebrei non erano né discriminati né perseguitati. Ma anche qui presto le cose cambiarono perchè nel 1938 anche Mussolini pubblicò le leggi razziali. Perciò Alfred e Jenny decisero di mandarla a imparare l’inglese in Inghilterra dove sarebbe stata al sicuro. Fu la sua salvezza nonostante lei, ragazzina quindicenne non fosse contenta di questa soluzione: “Mi sentivo sola, senza qualcuno che mi volesse bene, in un paese straniero dove non conoscevo nessuno. Avevo paura perchè non conoscevo la lingua, conoscevo solo le basi dell’iglese. Avevo paura per mia madre e per mio fratello in pericolo”. Queste sono le parole di Lissi che ha continuato: “Da quel triste giorno non vidi più i miei cari ed ebbi solo qualche notizia per un po’ di tempo. Ci era permesso scriverci ogni tanto solo qualche lettera di poche righe che ci veniva recapitata tramite il Vaticano.” Nel ’40 Alfred, rimasto in Italia, fu mandato in un campo nel Sud e dopo due anni chiese il trasferimento al Nord per essere vicino alla madre molto malata; egli fece un grave errore perchè molti ebrei rinchiusi nei campi del Sud si salvarono. Nel’44 entrambi furono incarcerati a Forlì insieme ad altri ebrei ed ebree e in breve, a settembre dello stesso anno, furono fucilati nell’attuale aeroporto, in un cratere di bomba che servì anche coma prima “comoda” sepoltura. Nel novembre del’44 Forlì fu liberata: spostandosi il fronte, i tedeschi si erano voluti liberare di quegli scomodi prigionieri. Finita la guerra, Lissi, che in Inghilterra aveva sposato un antifascista tedesco ed aveva avuto una figlia, ritornò in Germania, a Berlino Est, ed iniziò le ricerche della madre e del fratello, ma dalla Croce Rossa Internazionale seppe soltanto che erano stati fucilati in Italia. Continuò le ricerche ma solo nel 2000 ha conosciuto il luogo in cui erano stati sepolti ed ha potuto visitare la loro tomba. Nel ’46 le salme erano state riesumate, alcune identificate( anche quelle di Jenny e di Alfred Lewin) e messe in loculi nel cimitero di Forlì dove per tanto tempo rimasero dimenticate, come se la città non avesse voluto ricordare quell’episodio doloroso. Nel 1994 l’Amministrazione comunale ha finalmente ricordato la strage dell’aeroporto e ha dato una degna sepoltura alle salme. Nel 2002, poi, Lissi Lewin ha dato il suo consenso alla “Fondazione Alfred Lewin” che con le sue iniziative ha lo scopo di coltivare la “Memoria”. Dopo averci raccontato le vicende della sua vita, Lissi Lewin ha risposto ad alcune nostre domande: “Secondo lei è ancora possibile che si ripetano atti di razzismo?” “Purtroppo in Germania ci sono ancora oggi dei giovani che condividono le idee di Hitler e si divertono a fare atti di vandalismo contro gli ebrei e gli stranieri. Sì,in tutto il mondo ci sono ancora atti di razzismo, ma meno crudeli…. però se pensiamo all’Africa, all’Asia, purtroppo ci sono stati altri genocidi, in Ruanda, per esempio, e contro i Curdi” ci ha risposto lei. “Che cosa ha provato quando ha pregato per la prima volta sopra la tomba dei suoi cari?” “Ero afflitta ma anche felice di averli finalmente trovati:è stato come se il mio dolore si fosse un po’ calmato e si fosse colmato un vuoto dentro di me.”
Dal blog “Cremona misteriosa”:
Sono una decina i nomi degli ebrei rintracciati in due “campi di internamento libero” a Cremona e a Gussola. I “campi di concentramento” italiani per gli stranieri non avevano in comune con quelli tedeschi molto più che le denominazione. Per realizzare gli internamenti fu costruito all’inizio un unico campo di baracche a Ferramonti-Tarsia, a nord di Cosenza in Calabria. In tutti gli altri casi vennero usati edifici requisiti o affittati: monasteri, ospizi, caserme, sale cinematografiche ampliate e ville disabitate, che potessero contenere fino a 200 persone. Non è stato possibile identificare con precisione l’ubicazione di questi due “campi”. Nel caso del capoluogo è possibile che il campo avesse sede nella stessa location in cui, nello stesso periodo, vennero ospitati anche i cosiddetti “internati protettivi” provenienti da Lubiana e Fiume, tra di essi con ogni probabilità anche altri ebrei (ad esempio una certa Francesca Babnic, poi ospitata da una famiglia di origine ebrea), anche se non specificato nei documenti. Di loro non si è saputo più niente dopo il 19 ottobre 1943, giorno in cui si sono allontanati facendo perdere le proprie tracce. Il loro nome, però, non si trova fra quelli di quanti, provenienti dai campi italiani, sono finiti nei lager tedeschi. Si chiamavano: Daniele Hammerschmild, tedesco, nato a Schloppe il 14 febbraio 1884, arrivato a Cremona il 16 settembre 1940 insieme al fratello Willy (nato il 6 marzo 1889) dal campo di Campagna, in provincia di Salerno. Con loro c’era anche la sorella maggiore Jenny (nata il 15 maggio 1881), non attestata nello stesso campo, ma sicuramente presente a Cremona e ritrovata dopo la Liberazione a Fermignano in provincia di Pesaro, dove era stata deportata il 31 maggio 1943. Con lei anche il figlio, Alfredo Lewin, nato a Berlino l’11 settembre 1911, deportato a Fermignano il 5 maggio 1942.
Intervista video a Lissi Lewin
Intervista a Lissi Lewin, sorella di Alfred, figlia di Jenny,
morti nell’eccidio dell’aeroporto di Forlì